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Succede sempre qualcosa, di bello o di drammatico, dipende cosa uno vuol vedere, ma non passa un minuto che succede qualcosa.
I mondi paralleli qui si incrociano, in un limbo musicale dove il samba esplode i suoi controtempi senza ritegno… Ma se uno pretende di capire, è meglio non venire. Rio non si può capire, si può solo scegliere da che parte guardare.

Pensavo allo stupore del primo esploratore spagnolo che nel XVI secolo sentì da lontano il fragore delle cascate per poi trovarsele di fronte, nella loro spaventosa bellezza.

Si, spaventosa bellezza è la definizione più giusta credo. O almeno è quello che ho provato io, guardandole dall’alto verso l’abisso, diversamente dall’esploratore spagnolo che immagino ci sia arrivato da sotto..
In ogni caso non ci sono parole per descriverle: quando la massa d’acqua è all’apice del suo volume sembra di trovarsi di fronte a una divinità, a un fenomeno sovrannaturale.
Questo probabilmente pensava anche il popolo Guaranì, che le cascate le  conosceva da molto prima dell’arrivo dei “civilizzatori” europei. I quali civilizzatori faticano ancora oggi a capire perché non bisogna gettare rifiuti e bottigliette di plastica giù per la cascata..
Dev’esserci forse un gene malato nel nostro DNA, un gene che invece funziona perfettamente nei Guaranì:
non c’è bisogno di educarli né di multarli, loro nascono già sapendo che la Natura va rispettata come una madre:
non la inzozzano, sfruttano le risorse senza esaurirle, mangiano gli animali senza sterminarli e soprattutto senza umiliarli.
L’unico appunto che farei ai Guaranì è che non sono stati riconoscenti verso noi civilizzatori, dimenticandosi di ricambiare la cortesia. Potevano almeno insegnarci come si rispetta una Madre,
che incivili!

Sono diventati dodici, con una media di 35 partenze per ogni viaggio all’anno, i viaggi di gruppo in esclusiva sul mercato che Brasil World propone ai suoi clienti nel nuovo catalogo valido da novembre 2017 e già distribuito in agenzia. Una pubblicazione che, oltre al Brasile, comprende anche Colombia e Venezuela.

 

“Tra le novità – spiega Michele De Carlo, product manager della destinazione – ‘Panorama Brasiliano’ di 10 giorni e 7 notti che, oltre all’immancabile Rio de Janeiro, prevede l’Amazzonia ma non con soggiorno a Manaus, bensì in navigazione a bordo di una motonave. Un modo decisamente diverso per conoscere questa regione con soste per visitare le comunità indigene”. Altro itinerario nuovo, più lungo, è ‘Brasile ecologico’, che su 13 giorni ne prevede tre di navigazione in motonave.

I nuovi tour individuali
Tra i tour individuali nuovo è ‘Destinazione Nord Est’, di 9 giorni, un viaggio che offre due possibilità a seconda di cosa si vuole visitare. Si arriva dall’Italia a Recife e il terzo giorno, dopo la visita di Olinda, si può proseguire per Sao Luis, il Parco dei Lencois Maranhenses, Caburé, Parnaiba e Jericoacoara con rientro in Italia via Fortaleza, oppure per Canoa Quebrada, Ponta do Miel, Galinhos, Sao Miguel do Gostoso e Natal.

Cambia itinerario anche il ‘Gran Tour del Sudamerica’, di 17 giorni, che invece di abbinare il Brasile all’Argentina lo unisce alla Colombia, un prodotto molto richiesto in adv. Sul Brasile il viaggio più completo proposto dal t.o. resta, però, il ‘Gran Tour del Brasile’, di 16 giorni, che oltre alla visita delle città più importanti prevede anche Iguassù e i Lencois.

Per quanto riguarda, invece, la Colombia, il nuovo itinerario si chiama ‘Colombia coloniale’ e, in 12 giorni, prevede la visita delle città coloniali più belle del Paese.

Seduto in una lanchonete di Rio osservo un novantenne che ammira compiaciuto il passaggio di un’avvenente morena. Istintivamente gli chiedo “Vocè ainda gosta de mulher?!”  (Le piacciono ancora le donne?), “Atè morrer” (finchè non muoio)  la sua pronta risposta, con tanto di rima e un sorrisetto pieno di sottintesi e nostalgia. Subito gli parte una spiega di come in Brasile gli uomini o siano gay oppure siano tarati per le femmine, senza mezze misure.. 

Fare amicizia in Brasile è davvero facile, ovunque, come bere um suco de fruta. Unico problema la lingua, per impararla serve almeno un mese, ma ne vale la pena, anche per il piacere di capire le straordinarie espressioni popolari, che valgono come una miniera d’oro: “Um olho no padre, outro na messa, outro no clero” ( un occhio sul prete, uno alla messa e l’altro sul clero : ossia, stare attenti a non farsi fregare) Para quem sabe ler um pingo è letra (per chi sa leggere, ogni segno è una lettera: cioè capire sottintesi e sfumature ) Dar uma cordinha (dare una cordina, ossia  far finta di crederci, stare al gioco,,  ) 

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I brasiliani sono spiriti liberi, difficili da sottomettere. E sono anche il popolo meno razzista che conosco: ovviamente i bianchi si sentono un po’ superiori a tutti gli altri, ma ci sono troppe carnagioni, troppi miscugli, e i brasiliani sono troppo pigri per perdere tempo col razzismo. Preferiscono di gran lunga la musica, il ballo e la caipirinha, tutte cose che uniscono più che dividere. 

In Brasile gli estremi si toccano, generando scosse continue, è un paese per palati forti, dove la ricchezza stride con la povertà, dove la strada è il teatro di continue commedie e rare tragedie. Ma la violenza non è affatto brutale come i media italiani amano descriverla. E’ più che altro un depistaggio: la verità è che c’è molta più violenza in Italia che non in Brasile. Qui è solo più appariscente, più plateale. 

L’esempio più clamoroso è l’arrastao: centinaia di ragazzini del suburbio che all’improvviso come uno stormo di cavallette imbizzarrite invadono una spiaggia affollata e arraffano tutto quello che riescono in pochi secondi: rubano ciabatte accendini salviettoni cellulari occhiali da sole  …   più che una rapina sembra una performance teatrale, che inevitabilmente finisce sui TG di tutto il paese e a volte travalica i confini nazionali… Al contrario, in Brasile non succede che uno possa venir massacrato di botte sulla metro senza che qualcuno intervenga, perchè i brasiliani sono coraggiosi e non scappano a gambe levate come invece succede da noi…( doloroso ammetterlo, ma in Europa funziona così). 

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Il Brasile mi piace perchè è bello, è giovane e soprattutto coraggioso. Anche a novantanni uno può essere giovane in Brasile. Atè morrer.