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La gente si stupisce che una donna viaggi da sola

La fotografa Jill Paider ha girato ogni angolo del mondo durante i suoi viaggi con la sua macchina fotografica, pubblicando poi il libro “Carry-On Only”

Si può viaggiare da Nord a Sud e da Est a Ovest del globo terrestre portando con sé solo un piccolo trolley? Per quanto possa sembrare impossibile, Jill Paider ci è riuscita. Questa fotografa americana, infatti, per lavoro ha visitato ben 102 Paesi, immortalando gli scorci più suggestivi di Cile, Bolivia, India, Sudafrica, Giordania e degli altri luoghi in cui ha scelto di portare la sua curiosità. Jill è una professionista che ha ottenuto numerosi riconoscimenti di prestigio, specializzandosi nella fotografia di design, architettura, gastronomia (e viaggi in generale) e pubblicando diversi libri che raccolgono gli scatti più belli e affascinanti della sua collezione. La macchina fotografica, perciò, è un must-have nei suoi spostamenti. Ma se già l’attrezzatura è pesante di per sé, come limitare la scomodità del viaggio se non scegliendo di affidarsi a un solo bagaglio a mano? Per raccontare gli itinerari che ha tracciato nel corso degli ultimi anni, Jill di recente ha dato alle stampe il volume Carry-On Only. Confessions from 100 Countries (ovvero “Solo con il bagaglio a mano. Confessioni da 100 Paesi”), donando minuziosi consigli a chi, come lei, non riesce proprio a non sognare di visitare ogni angolo della Terra.

Iniziamo dal principio, Jill. Come e quando hai scoperto la tua forte passione per i viaggi?

Tutto ha avuto inizio nelle scuole superiori, quando ho fatto una prima vacanza importante in Spagna. Mi sono subito innamorata del viaggiare in sé e da allora sono in cerca di sempre nuove esperienze.

Quanti Paesi hai visitato e qual è stato il luogo che ti ha davvero stregato?

Ne ho visitati 102, un bel numero. È sempre difficile sceglierne uno di speciale, ognuno mi ha dato qualcosa. Direi che la mia top 5 è composta dalla Namibia, dal Sudafrica, dalla Nuova Zelanda, le Fiji e il Cile.

Hai scritto un libro dal titolo Solo con il bagaglio a mano (Carry-On Only), una sorta di memoir sui tuoi viaggi, pieno di bellissime foto. Il titolo spiega la tua abitudine a viaggiare con un solo, piccolo bagaglio. Come riesci in questa “impresa”? Hai mai desiderato portanti una valigia più grande?

Carry-On Only raccoglie i miei viaggi da fotografa professionista e le pubblicazioni che ho fatto nel corso di più di 10 anni. È un volume pieno di scatti e include delle schede per ogni Paese, con focus sull’architettura, il design, il cibo e i panorami del luogo. La maggior parte dei miei spostamenti sono riuscita a farli con un solo bagaglio a mano, seguendo il principio del “meno è più”. Nel corso del tempo, ho iniziato a capire cosa mi era essenziale e cosa no per i miei spostamenti.

Che cos’è che non può mai mancare nella tua valigia? E cos’è la cosa inutile da inserire?

Nel mio bagaglio non può mai mancare la fotocamera, mentre a mio avviso è inutile portare un vasto assortimento di un medesimo oggetto. Basta uno di tutto.

Perché hai deciso di scrivere questo libro?

Ho scoperto nel tempo che a volte le persone sono sorprese dal vedere una donna che viaggia da sola. Non c’è assolutamente alcuna ragione per cui le donne non possano spostarsi senza compagnia. Ho voluto documentare i miei viaggi intorno al mondo comprendendo tutti gli aspetti, in modo da condividere il racconto con gli altri. Mi auguro che questo volume possa ispirare le persone a viaggiare di più – con o senza un partner. Credo, inoltre, che viaggiare sia il metodo migliore per connettersi col mondo.

È utile avere l’occhio della fotografa quando si viaggia? Cosa riesci a vedere dei posti che visiti che un comune turista non riuscirebbe a cogliere?

Credo che sia molto utile essere fotografi per viaggiare. Presto molta attenzione alla luce e ai dettagli di un luogo e faccio grandi sforzi per catturare qualsiasi cosa possa rendere unico un determinato ambiente.

Hai mai avuto difficoltà nel viaggiare da sola, specialmente in Paesi dove non c’è parità di genere?

Sì, penso che ci siano volte in cui è impegnativo viaggiare da soli, specie in Paesi dove le donne non hanno ottenuto la parità di genere e dove gli abitanti del luogo non sono abituati a vedere persone che viaggiano senza nessun’altro. In questi casi, prendo sempre delle precauzioni extra nel prenotare l’alloggio e gli spostamenti, per assicurarmi di essere il più sicura possibile. Benché isolate, queste esperienze possono anche essere più arricchenti e valide per ricordarci quanto siamo fortunati ad avere i diritti e i privilegi che possediamo.

Cosa consigli a chi vuole fare il giro del mondo come te?

Il mio suggerimento è quello di iniziare cercando online le destinazioni che si vogliono raggiungere e connettendosi con alti viaggiatori che hanno già visitato quei posti. Raccomando inoltre di far affidamento a un bravo agente di viaggio per gli itinerari del giro del mondo – sono una risorsa incredibile e vi aiuteranno a pianificare gli spostamenti con molta più sicurezza.

fonte Huffingpost

Arriva anche nel nostro Paese la proposta di una startup italo-spagnola

con un budget di 100 euro, l’utente prenota un weekend completamente al buio. In alternativa si scelgono solo la destinazione o il periodo. Il catalogo garantisce grandi capitali europee in alberghi a 3-4 stelle e voli dai principali aeroporti continentali

Basta ore passate sui siti di viaggi, con mesi d’anticipo rispetto alla data di partenza, per confrontare le offerte più vantaggiose per visitare una nuova città. Stop alla mania da programmazione che ci porta a incrociare mappe, itinerari e luoghi da vedere. Addio snervanti ricerche online per capire, una volta scelta la meta, qual è il periodo dell’anno migliore per partire. Da oggi, infatti, c’è qualcuno che ci può togliere ogni dubbio e incertezza. Arrivano, infatti, in Italia le ‘vacanze a sorpresa’. Una formula molto in voga negli Stati Uniti – Paese in cui è nato questo tipo di turismo – che da alcune settimane è sbarcata anche qui da noi. A portarla è FlyKube, startup italo-spagnola che punta a capovolgere le tradizionali dinamiche dei viaggi nell’era di Internet: non sono più i clienti a organizzare nel minimo dettaglio le vacanze ma è il tour operator a cucire addosso all’utente la soluzione migliore. Basta avere quel pizzico di spirito d’avventura e le valigie sempre pronte. Al resto ci pensa FlyKube.
 
Almeno una variabile del viaggio non la decide l’utente. Tre le opzioni proposte, tutte accomunate dalla stessa filosofia di fondo: essere all’oscuro di almeno un aspetto del viaggio, fino a poche ore prima della partenza. Ma anche da un’altra caratteristica: i costi estremamente contenuti (non si superano i 300 euro ma, a determinate condizioni, ci si ferma a 100). A decidere il resto sarà l’utente, giocandosi le uniche carte che FlyKube gli mette in mano: l’aeroporto in cui imbarcarsi (uno tra i cinque scali italiani previsti: Roma, Milano, Venezia, Napoli, Firenze) e un’altra variabile tra le due a disposizione, la meta o la data. Saranno queste scelte a determinare il risultato e il prezzo finale. La ‘vacanza al buio’ selezionata apposta per lui. Un’idea che si rivolge soprattutto ai turisti più giovani, con pochi soldi in tasca ma con la voglia di girare il mondo appena possibile. Ma le porte della piattaforma sono aperte pure a quei viaggiatori che amano improvvisare, farsi trascinare dal caso, alla scoperta di posti nuovi.   
 
Viaggiare senza meta. In questo caso ci si lascia suggestionare da FlyKube. Spendendo 150 euro, si decidono i giorni in cui si vuole partire (dal venerdì alla domenica oppure dal sabato al lunedì) ma non la destinazione. Sarà l’algoritmo del sito web – in base all’aeroporto di partenza e alle disponibilità per quel periodo – a restringere la rosa delle opzioni: una ventina di grandi città europee (come Madrid, Parigi, Londra, Barcellona, Amsterdam, Copenaghen, Budapest, Praga) che rispondono alle esigenze del turista medio. Tra l’altro, il cliente potrà subito scartare tre mete; magari nell’elenco ce n’è qualcuna già visitata. Dopodiché dovrà solo attendere pazientemente: due giorni prima di partire gli arriverà una mail con i biglietti aerei, la prenotazione dell’hotel e una guida della città con i consigli su come ottimizzare i tempi per vedere le attrazioni principali.

fonte la Repubblica

Caldo da matti e pochi fondi; ma a volte le soluzioni saltano fuori da sole, così dopo un briefing casuale con amici finisco ad Albissola Marina, ad una fermata di treno da Savona, ad ammirare la bellezza (senza la frenesia) del Mar Ligure con la giusta brezza da rendere il caldo sopportabile, il tutto a due passi dal piccolo appartamento del nostro amico del posto, che come se non bastasse, ci accoglie offrendoci una cena a base di lasagne al pesto fatto in casa (qui nessuno lo compra confezionato, è sempre fatto in casa e sentiste che differenza!) Giornata fortunata direi. Zona resa celebre da una lunga tradizione di artigianato della ceramica, possiamo ammirare le opere di artisti locali presso il lungomare, sulla passeggiata Eugenio Montale prima e sul pavimento del Lungomare degli Artisti dopo, mentre gustiamo la tipica focaccia che “che ve lo dico a fare?”. La nuotata tardo pomeridiana (ovvero quando la maggior affluenza è ormai passata) è d’obbligo e le pulitissime spiagge dimostrano di meritare la bandiera blu ottenuta l’anno scorso, dove i tranquilli bagnanti locali scambiano volentieri quattro chiacchiere con noi quattro scalmanati, che non possiamo esimerci dopo il bagno dal testare almeno una delle numerose pizzerie della zona; il caso ci ha portato alla pizzeria “Benvenuti al Sud” (riconoscibile per la barca a remi poggiata dall’altra parte della strada e di fronte alla chiesa Stella Maris) che ha saputo soddisfare a dovere il nostro critico palato da nuotatori affamati. Le serate scorrono serene con un filo di vento con poco via vai, la gente del posto infatti si ritira presto per alzarsi presto, mangiando presto e facendo tutto presto (non esattamente come noi) ma dopotutto non è il weekend e, come detto dal principio, qui non c’è nulla di frenetico e tutto scorre con calma come le onde stesse. Nel giro di due mattine siamo già amici di quello che pare il miglior bar per colazioni e aperitivi nei paraggi, il pilar, che ci permette di godere dell’ombra della siepe che costeggia i tavoli all esterno, mentre discutiamo di filosofia (no, veramente) con un ottimo cappuccino in mano all’alba delle undici.

 

 

Prima di andarcene con il treno del pomeriggio non possiamo non approfittarne per fare un giro nel centro di Savona, che coi suoi scorci magnetici riesce ad attirare l’attenzione quel tanto che basta da volerci far tornare per una visita dedicata, magari un weekend, per vedere come la zona sappia movimentarsi la sera nei locali e negli animi; quindi Liguria east coast, ci vediamo presto…

 

 

E tu? Conosci la zona, vorresti visitarla o avresti qualche consiglio utile per un backpacker come me?

#Sfamiamo gli occhi, apriamo la mente

Alla prossima fuga!

 

L’indispensabile abbecedario minimo per un giro nel sol levante da veri Gaijin, stranieri occidentali

 

 

A -ARIGATOU, pensate di dirlo così, da solo, come imparato da casa? Nossignori, “grazie” si dice fino alla noia “ah-ree-gah-toh-oo goh-zah-ee-mas” con un breve inchino e l’ultima aaaa bella lunga. È il vero mantra quotidiano dei giapponesi

 

B -BACCHETTE, allenatevi prima con il vostro ristorante giapponese di fiducia, serve di certo. Ma state pronti a vedere i giovani nipponici che mangiano sempre più all’occidentale sfoggiando fieri coltello e forchetta. Dove saranno tra qualche tempo le bacchette dopo l’esotica pizza, il camembert e le patate alla tedesca gioiosamente inforchettate e molto di moda?

 

C -CUCINA, vedi B. D’accordo sul dominio di sushi, sashimi, ramen, udon, tempura, anguille, teste di pesce, miso, shabu shabu, manzo di Kobe e il fugu per coraggiosi/incoscienti, pane di alghe sottile come una spugna verde psichedelico, ma non sottovalutate lo street food con spiedini di gambero o polipo o granchio fritti nei chioschi né il gelato soffice al tè verde (pardon, “macha”) preferiti da grandi e piccini assieme al ghiacciolo al mango preferito da noi. A proposito di freddo, proprio “agghiaccianti” le riproduzioni esterne in resina di plastica 3D colorata scala 1:1 di quello che mangerete nella locanda; e noi che pensavamo male dei menu dell’adriatico con foto sbiadite per i turisti….

 

D -DIFETTI, fatevene una ragione cari amici mandorlati, ne avete anche voi, anche se veniali. Flessibilità? provate a chiedere una deviazione dalle regole spicciole (posti a tavola, ingredienti, orari) e ve ne accorgerete; la terribile e stordente sala Patchinko con musica di plastica a 120 bpm; una certa negazione della personalità nell’abbigliamento e nei colori delle case a perdita d’occhio, rischio noia in agguato?

 

E -EFFIMERO, tempo che passa, segni del tempo: tutto ciò che è caduco, effimero e consumato in modo naturale piace al gusto classico giapponese. Chiave di lettura per giardini verdi, legni, oggetti quotidiani laccati e mai troppo volgarmente nuovi e lucidi. Fascino e saggezza.

 

F -FUMO, vietato in pubblico, a Tokyo non si fuma nemmeno in strada, punto. L’ho notato persino da non fumatore. Però se guardi bene nei vetri di certe stanzette dei ristoranti non vedi solo i ramen fumanti…

 

G -GENTILEZZA, ORDINE, PULIZIA, PUNTUALITA’. Ecco i quattro punti cardinali giapponesi, inderogabili.

 

H -HIROSHIMA: andateci e capirete perché una città nuova può anche risultare triste; non l’hanno voluta gli abitanti ma la bomba atomica. Onesta e asciutta la ricostruzione dei fatti nel memoriale alle prime 140.000 vittime. Chapeau.

 

I -IKEBANA, chi l’ha vista: è forse passata di moda e rimasta solo nelle riviste occidentali di buon arredamento floreale?

 

J -JAPAN RAIL PASS, costa qualcosa ma serve. Pass illimitato sulla principale rete di trasporti pubblici gestita da api operaie in divisa col berretto intenti a guardare orologi, stilare tabelle di marcia scritte in piccolo a mano e fare annunci con voce da paperino. Favolosi.

 

K -KYOTO il Giappone da cartolina, ma vero. Strano impatto da italiani per la città più storica, i monumenti indimenticabili sono in periferia sulle colline e la città un poco anonima sta in piano al centro. Poi ne leggi la storia e capisci perché.

 

L -LETTURA, i manga li leggono davvero in metro e ce ne sono di tanti gusti: adolescenziali, fantasy, dark, necron, gay, erotici, sportivi, morbosi, Lupin III, graphic novel, persino “i miserabili” di Hugo e la storia di Cristo manga vista con i nostri occhi!

 

M -MONETA VS CARTA DI CREDITO, credevamo il contrario ma piacciono di più le banconote in mano. Però niente mance obbligate laggiù

 

N -NO, il “sì” lo senti spesso (hai), il “no” (ta) te lo scordi, proprio non ce fanno culturalmente a dirlo. Al massimo è “oooh, soorry” con un bel sorriso imbarazzato e gli occhi strizzati, eppure quando serve un “NO” non è così negativo, no?

 

O -OSAKA città più trascurata e grassa di Tokyo, Kyoto e Hiroshima. Il detto “mangiare sino a scoppiare” ed i ristoranti di sushi a nastro trasportatore sembra siano nati qui. E meno male: nel resto del paese le porzioni sono un poco stitiche e le aiuole pubbliche troppo belle per non essere private.

 

P -POCKET WIFI, altro must come lettera J. Sempre connessi in un paese di ideogrammi e vie senza nome non ha prezzo. Ve lo danno già con la busta pre-affrancata e compilata per restituirlo nella buca delle lettere l’ultimo giorno. Ah, ve lo consegnano in albergo il primo giorno in busta nominale. Fantascienza.

 

Q -QUADERNO, uno dei momenti più teneri è vedere i piccoli nippon in gita con cappellino e divisa maneggiare quaderni, cartellette e cartelle impermeabili col logo  e colore della scuola intenti a compilare i questionari sui luoghi visitati,  disegni dal vero sdraiati sul prato e piccole interviste a quegli strani occidentali che sono entrati nel loro giardino.

 

R -RIFIUTI, dove la pulizia è bene comune sono il demonio. Trovatemi un cestino in strada! Rarissimo e ben nascosto nonostante il lindore imperante. Segreti? Campagna in atto per far portare ad ognuno i propri piccoli rifiuti a casa e differenziarli privatamente là. Responsabilità diffusa e minor spesa pubblica.

 

S -STANDARD, come tedeschi e americani sono devoti allo standard. Provate a chiedere un capotavola per il quinto avventore in un tavolo previsto da quattro e arriva tutta la gerarchia del locale a vedere come siete fatti!

 

T –TATAMI, va bene la tradizione, va bene l’equilibrio delle forme e quello dei colori, va bene la compostezza ma dopo un po’ sedersi in terra, preparare lo zaino in terra, alzarsi di notte da terra, cambi di ciabattine rigoroso come neanche i guanti in sala operatoria…se fossi vissuto nel Giappone d’altri tempi avrei inventato i tavoli alti! Non me ne volete.

 

U -UOMINI. Pare che la donna sia spesso assunta come segretaria o per fare il tè alle riunioni dei colleghi maschi. Rare le posizioni di potere delle donne. Si possono portare mille esempi contrari ma forse un milione a supporto. C’è strada e margine, pare.

 

V -VERITÀ. Gli orari sono veri, i cartelli di soppressione delle fermate e dei cantieri anche. I divieti pure. Fidatevi di quello che leggete, qui lo potete fare. Amen.

 

W -WATER, diciamolo a bassa voce ma è una delle principali attrattive per gli occidentali. Con diversi fili elettrici che collegano l’asse pre-riscaldata, flusso di sciacquo preparatorio automatico appena seduti, getti di sapone e poi di acqua dal basso verso le vostre parti altrettanto basse che neanche un autolavaggio. Peccato che i 4/5 tasti cromati hi-tech di fianco al water siano solo in giapponese sennò si potrebbe provare ogni funzione di questo curioso “robot da cucina”

 

Y -YORITOMO MIYAMOTO, chi è? Ma uno dei principali personaggi storici che hanno riunito e creato il paese. Non arrivate solo con la cultura del sushi ma leggetevi pure un po’ di storia, via! Sarete disinvolti quando vi imbatterete in epoca Edo, restaurazione Meiji, shogun, imperatore, shintoismo e buddhismo. Certo sono tutte cose piuttosto lontane da noi ma avete scelto voi di fare tanta strada per conoscerli, quindi…

 

X -“X” FATTO CON LE BRACCIA tipo guerriero ninjia è il vero no-basta-stop definitivo nipponico. Per il resto vedi lettera N.

 

Z -ZZZZ. A meno che non scegliate night, go-go bar o simili preparatevi a cena alle 19 e letto presto. La giornata è scandita da ritmi nordeuropei e i ristoratori sono più interessati a dirti “la cucina chiude tra 10 min” che non ad illustrarti le leccornie locali. Mah.

 

Una nuova fuga da 2/3 giorni? Basta radunare qualche amico e si parte alla volta di Valencia.

 

Non ci servono voli intercontinentali o grandi fondi per staccare come si deve, con l’agenzia ACDS Viaggi di Cremona troviamo un appartamento in Plaza da Reina e siamo subito inseriti nel cuore della città di Valencia; accomodati con un gelato all’ombra del Miquelet possiamo osservare il tango tra turisti e residenti che al cospetto di musicisti e artisti di strada si godono la camminata che porta alla Plaza de la Virgen, mentre il sole va tramontando e i giovani si spostano nei pressi dello storico Barrio del Carmen, dove tra mura cristiane e mussulmane i cafè e i disco-bar si affollano per tutta la notte.

 

 

Per poterci gustare l’atmosfera e gli scorci di Valencia, costeggiamo a piedi gli splendidi giardini del Turia in una lunga camminata (intervallata da qualche salto sulle giostre aperte del parco) che ci porta, passando dinanzi all’ iconico Palau de la Mùsica, fino alla nostra meta: la Ciudad de Las Artes y Las Ciencias.

 

Inserita nell’imponente complesso progettato da Calatrava, che con il parco Oceanografico (davvero imperdibile), l’Hemisferic e il palazzo della arti Reina Sofia, costituisce uno spettacolo d’avanguardia che merita una visita anche alla sera, tra luci suggestive che ogni fotoamatore non potrà certo ignorare.
Lo stesso complesso ospita anche la discoteca all’aperto Mya, dove in poche ore conosciamo gente da tutto il mondo prima di un ritorno in taxi non particolarmente costoso.

 

Come tutti, colti da relax vacanzifero, cediamo andando anche a cenare in un ristorante della piazza, sotto il nostro appartamento in cerca di paella, e sapete come funziona nei locali per turisti (bene ma non benissimo), quindi l’ultimo giorno ci dirigiamo presso Marina di Valencia e sostenuti dalla brezza di mare ci concediamo una paella coi fiocchi in uno dei numerosi ristoranti affacciati alle spiagge (e ogni chicco di riso vale il prezzo leggermente superiore!).

 

 

Non posso perdermi l’occasione di immergermi in acqua mentre gli amici sono impegnati in una sfida a calcetto, sulla passeggiata in legno, contro dei formidabili ragazzini valenciani (si l’abbiamo portata a casa, non temete), ed esploro tutto il pontile fino ai moli dove i bambini si tuffano finché c’è luce.

 

Di certo meta caldamente consigliata da tutto il gruppo, unica pecca a mio avviso, l’essermi perso il Museo delle Belle Arti San Pio V e il MUVIM di arte contemporanea, ma non mancherò di certo quando capiterò ancora da queste parti, presto o tardi…

 

 

E tu, ci sei stato a Velncia? Hai visto qualcosa in più che mi consigli di vedere al prossimo giro?

Vuoi suggerirmi una nuova meta per una delle mie fughe da un paio di giorni?

Rock n’ roll!

 

Del Marocco è stato scritto e romanzato così tanto che trovare qualcosa di originale da raccontare sembra difficile, ma riguardando le foto fatte in viaggio le parole quasi escono da sole.

La bellezza di questo Paese sta proprio nella sua essenza: quando si parte per il Marocco non lo si fa solo per visitare piazza Jemaa El-Fna, o ammirare il deserto.

Lo si fa perché l’atmosfera che questo paese ti regala è impossibile da trovare altrove.

 

In tutta onestà, Marrakech è una città che ti mette alla prova, nelle prime ore in cui la giri cerchi di distogliere lo sguardo da chiunque incroci il tuo.

Ti stupisci di come sia evidente per i venditori ambulanti la tua provenienza: ”Italiana!Di dove?”  è un mantra che ti accompagna a ogni metro dentro alle stradine malmesse della Medina.

Si impara in fretta a restare indifferenti alle urla, agli spintoni e ai ristoratori che cercano di attirarti per la cena.

 

In totale contrapposizione con la trasgressione di Marrakesh troviamo il Sud del Paese, in cui la calma dei berberi muove la vita.

Per arrivare a Sud la strada più scenografica è sicuramente l’Alto Atlante, catena montuosa che attraversa e divide il paese, arrivando a fino 4167 m d’altezza.

 

Come inizia il paesaggio montuoso la vita diventa più povera e semplice.

Le persone di spostano usando i muli, le case inerpicate nelle montagne spesso hanno buchi riparati con del fieno e le donne lavano i vestiti nei fiumi.

Una volta arrivati vicini al deserto il paesaggio diventa a tratti lunare.

Una distesa di sabbia e rocce che continua fino al confine con l’Algeria.

 

Il deserto ha un fascino molto particolare, ti cattura dal momento iniziale oppure ti farà pensare solamente a quanta sabbia ti sta entrando nelle scarpe e negli occhi.

Penso che un viaggio in questa terra sia d’obbligo almeno una volta nella vita;

Il buon cibo, i prezzi ridotti, la varietà di paesaggi ed esperienze hanno contribuito all’ascesa di questo paese soprattutto negli ultimi anni.

 

E’ un piccolo assaggio di Maghreb, ancora al confine tra secolarizzazione e tradizione.

 

In che modo i Millennials stanno cambiando il modo di viaggiare.

 

Fino a 10 anni fa abbiamo sempre considerato viaggiare un lusso più che un bisogno. L’aria è però cambiata da quando i Millennials sono entrati in gioco.
Sono giovani, pieni di energie e desiderosi di scoprire il mondo.
Una ricerca ha stimato che entro i prossimi 3 0 4 anni, i Millennials immetteranno quasi 1,4 miliardi di dollari nel mercato dei viaggi.

 

Da questi dati, possiamo trarre un paio di conclusioni.
Siccome i giovani viaggiano così tanto, il primo pensiero potrebbe essere: “Ma dove trovano tutti questi soldi?”
Ecco, pur essendo vero che alcuni hanno molta disponibilità economica e si possono permettere dei viaggi più lussuosi, la maggior parte dei ragazzi cerca di spendere il minimo ma viaggiare di più.

 

Un’ esperienza a basso costo: questo è quello che cercano.
Secondo una ricerca svolta da TopDeck Travel,  l’86% degli intervistati preferirebbe sperimentare, conoscere, una nuova cultura piuttosto che visitare una città per lo shopping o il divertimento.
Non è raro, infatti, trovare giovani backpackers che partono per mete come la Thailandia o la Cambogia.
Mentre la generazione precedente ricerca il comfort e la sicurezza, loro preferiscono emozioni più intense ed esperienze più concrete.

 

Al momento i Millennials sono i maggiori clienti nell’industria del turismo.
Come riescono a viaggiare tanto spendendo poco?
Prima di tutto, il grande numero di compagnie aeree low-cost è sicuramente un vantaggio: in Europa è possibile comprare un biglietto Milano-Londra a soli 17 euro.
Secondariamente, i giovani sono poco interessati agli hotel quanto più agli ostelli.
Gli ostelli non sono più bettole scadenti in cui dormono persone poco raccomandabili.
Molti di questi, infatti, sono stati rimodernati, piazzati in posizioni strategiche e in alcuni casi si trovano anche delle camere private a prezzi veramente bassi.

 

In conclusione, che si stia parlando di comprare un biglietto last-minute per un posto esotico o di affrontare un lungo viaggio in auto per il gusto di farlo, i Millennials stanno rinnovando il concetto di viaggio.
E’ quindi chiaro che siamo di fronte ad una nuova generazione di viaggiatori.